Inizio il racconto della partita, sottolineando l’importanza che il Bologna ha per noi laziali. Due tifoserie distinte ed unite per quell’uomo in panchina che nessuno può abbracciare ma tutti vorrebbero. Mihajlovic ed il suo significato in biancoceleste, “e se la tira Sinisa è gol”,  Miha è coraggio. Mi fermo perché pur sempre di una partita bisogna parlare riducendo quel tributo a 90 minuti in campo. Mi fermo, ma ci sarebbe tantissimo da dire sul messaggio che ci sta mandando col suo cappellino pesante, stretto nella giacca mentre le sue espressioni non cambiano mai in un mix di grinta e speranza.

Il match è passato proprio tra le sue mani, così mi è sembrato,  è stato intenso, mai scontato, ha regalato gioie e delusioni ad entrambi. 90 minuti costruiti su bellezza, oscenità, distrazioni, accelerazioni e rallentamenti.  I cartellini rossi  messi lì a rendere difficile anche il lavoro agli allenatori e non solo ai 22 in campo. 

Il mio “azz” nel momento in cui mi sono resa conto che, forse in un preciso momento, la gara l’aveva pareggiata proprio Leiva. Prima volta per un calciatore navigato, sempre duro sì, però mai scorretto.

E SE TIRA SINISA È GOL, MA SE TIRA CORREA..

Non voglio puntare il dito verso Joaquin Correa anche se sono stata la prima a storcere il naso e dire “Almeno Pipe la buttava dentro”. Vorrei ricordare che pure i grandissimi sbagliano, Messi sbagliò un rigore che costò all’Argentina ‘na cosetta come i Mondiali.
El Tucu è uno strano oggetto che vaga per il campo. Da un’ipotetica lista possiamo spuntare tante voci; la tecnica c’è, il dribbling c’è, il guizzo c’è , la personalità c’è, l’assist bello c’è….Ma, come si dice tra spalti e salotti, “non segna manco con le mani”.
In una lunghissima lista di pregi, ecco l’insopportabile neo, quello che ogni tanto può rovinarti la giornata o la partita. “Tira stracci” direbbero gli “old style”.
Da Miha prenderei la precisione, la determinazione ed il sangue freddo che aveva ogni volta. Dopotutto “E se la tira Sinisa…”

IMPARA DA MIHA

Luis Alberto non mi ha mai realmente impressionato. Dapprima perché se giocava lui restava in panchina Felipetto, poi perché dopo la partenza di Anderson, è praticamente scomparso. Una figura evanescente che vaga per il campo. No, personalmente non mi piace e non fatico nemmeno a nasconderlo.
Ma cosa ho contro questo calciatore? Mi chiedo cercando una risposta sensata.
Quello che, forse al contrario di molti, non  ho mai visto in Luis Alberto è un rantolo di vera personalità.
Non quella nelle giocate, ma quella umana.
Anche Patric dimostrò di averla mandando a fare in c*** una curva intera. Ecco, quell’anelito di personalità vado cercando.
Vatti a prendere quel pallone, fai a sportellate, spendi cartellini ed, infrangendo svariati copyright, “vola come una farfalla e pungi come un’ape”.  
Io vorrei vedere quell’attaccamento viscerale che Miha e pochi altri hanno avuto. Quello che ti faceva perdonare anche qualche bottiglietta di troppo lanciata. Perché, infrangendo ancora svariati copyright, “quello che si fa per amore va al di là del bene o del male’.

CI VORREBBE MIHA

Cosa manca alla Lazio? Il coraggio. Quello stesso coraggio che lo scorso anno trovò il Bologna dopo aver assorbito interamente la filosofia del vero capitano: Sinisa Mihajlovic. Un uomo rude all’apparenza, ma con un grande cuore. Il bastone e la carota, il buffetto sulla spalla e la cazziata.

Ruvido, ma con un grande cuore. Questo è l’assioma che dovrebbe accompagnare la persona ed il calciatore.

Vorrei che i giocatori della Lazio dimenticassero la divisa ben stirata, come fanno Lulic e Radu spesso, che si abbandonassero a giocate “zozze” ed efficaci. Vorrei che esulassero dalla dimensione di gioco virtuoso e pulito, soprattutto i “big”.

Vorrei che gli fumassero talmente tanto, da andarselo a prendere questo pallone, un po’ come Icardi, una Ferrari che corre ma perde benzina.

Vorrei la confusione di Francesco Acerbi, “che vada a fottersi la difesa, io attacco” e si è guadagnato pure il rigore, proprio perché conosce il ruolo dei difensori, o di Palacio inspiegabilmente in retroguardia. Necessità fa virtù.

Questa bellissima partita in quel di Bologna, meritava qualcosa in più, un tiro migliore, qualcuno direbbe.
Difficile sarebbe stato premiare chi avrebbe davvero meritati 3 punti e questo fa di un match un gran bel match.  Vorrei dire che la X sulla schedina ci stava pure contro i rossoblù così gagliardi.
Sì ci sta, perché se devo proprio non portare a casa la vittoria, preferisco farlo contro Mihajlovic e non contro il Cluj.

Ma lo stesso cerco un piglio di inquietudine nelle acque spesso chete. Si sa che lavoro fanno le acque chete e quel ponte non ce lo possiamo fare rovinare.

Vorrei vedere proprio Sinsa, meraviglioso calciatore che univa carattere a squisita tecnica e non il virtuoso Alberto, o Correa dai limiti precisi e qualità immensa.
Su quel dischetto serviva Sinisa, o forse Sinisa c’era per davvero. C’è stato a fine partita dopo che un errore ha salvato la sua creatura

Ci vorrebbe Miha in questa Lazio, in questo spogliatoio, non me ne vogliano i fan di Simone Inzaghi, quelli che sono convinti che io sia soltanto  “anti-Inzaghi militante” e non rispettano i miei gusti pretendendo però il rispetto assoluto.

Sinisa era l’uomo che avevo aspettato dopo l’esonero di Stefano Pioli. C’è chi la vuole cotta, chi la vuole cruda, ma quello che ci sta insegnando quell’uomo che tutti vorremmo abbracciare e nessuno può, è una l’unica lezione plausibile: non mollare mai!

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